lunedì 22 giugno 2015

BIRRA

ABC della Birra
A cura del mastro birraio Andrea Bravi.

Per voi, amici più curiosi, abbiamo pensato di pubblicare una serie di domande e risposte, che per la nostra esperienza sono quelle che ci vengono rivolte più di frequente.

Cos’è la birra?

La birra è una bevanda alcolica prodotta con malto (principalmente d’orzo), acqua, luppolo e lievito. E’ considerata una delle più antiche bevande alcoliche della storia: tracce della sua presenza si riscontrano all’incirca fin dal 4000 avanti Cristo.

Cos’è il malto?

Il malto è un qualsiasi cereale che ha subito un processo di trasformazione che lo rende adatto alla produzione della birra. I cereali usati nel campo della birra sono: orzo, grano, segale e avena. Vi sono numerosi tipi di malto d’orzo: dal più chiaro (il pilsner) al più scuro (il malto tostato), passando per gradazioni di colore intermedie.

Da cosa è dato il colore della birra?

Il colore della birra è dato esclusivamente dal tipo di malto utilizzato. Le birre chiare sono prodotte con malto chiaro, le birre ambrate con una miscela di malti, alcuni dei quali più scuri, le birre scure con una miscela di malti prevalentemente più scuri. Il colore non influisce in alcun modo sul contenuto alcolico della birra, quindi tutte le birre possono essere sia poco alcoliche che molto alcoliche.

Perché la birra è alcolica?

E’ dovuto alla quantità di zuccheri fermentescibili (ovvero che possono essere fermentati dai lieviti) contenuti nel mosto di birra. Più è elevata la quantità, più la birra è alcolica.

Cos’è il mosto di birra?

E’ il prodotto che si ottiene impastando il malto macinato con acqua, filtrandolo e facendolo bollire con aggiunta di luppolo. Alla fine della bollitura si raffredda e si aggiunge lievito per farlo fermentare e trasformarlo in birra.

Cos’è la birra “doppio malto”?

Sostanzialmente è una birra più alcolica. Si dice doppio malto perché se bisogna ottenere ad esempio 1000 litri di birra doppio malto, devo usare più malto che per fare 1000 litri di birra normale (per avere più zuccheri fermentescibili). In ogni caso non si utilizzerà necessariamente il doppio del malto, ma meno del doppio.

Cos’è il luppolo?

Il luppolo è una pianta rampicante della quale, in questo caso, si utilizzano i fiori femminili. Serve per dare amaro e aroma alla birra. Il luppolo stato introdotto nella produzione della birra fin dal 1200.

Cos’è il lievito?

Il lievito è un microrganismo che ha moltissime applicazioni nel campo alimentare. Nella birra serve per far fermentare gli zuccheri del mosto e trasformarli in alcol etilico, anidride carbonica e una serie di prodotti secondari importantissimi per il gusto finito della birra. Ci sono i lieviti di “bassa fermentazione” (Saccharomyces carlsbergensis) che fermentano a temperature di circa 8° – 14° C e producono birre tipo Pilsner, Bock, Lager ecc. e lieviti di “alta fermentazione” (Saccharomyces cerevisiae) che fermentano a temperature di circa 16° – 24° C e producono birre tipo Ale inglesi, birre belghe, Weizen ecc.

Quanto tempo ci vuole per fare la birra?

Ci vogliono mediamente 4 – 5 settimane. Il primo giorno serve per produrre il mosto, poi occorrono 5 – 10 giorni di fermentazione. Il resto serve per la maturazione.

Quanti litri se ne producono alla volta?

Il nostro impianto produce 1000 litri di mosto. La produzione è tarata in modo che ogni birra venga servita dopo 4 – 5 settimane dal giorno di produzione.

Perché la vostra birra è un po’ torbida? 

La nostra birra può essere un po’ torbida perché non è filtrata, quindi può esserci del lievito ancora in sospensione che non pregiudica assolutamente la qualità del prodotto. Anzi il lievito fa bene perché è ricco di vitamine del gruppo B.

Perché è meno gasata e meno fredda?

Generalmente la birra viene vista come una bevanda dissetante da bere fredda e gasata, assieme alla pizza o quando fa caldo. Non è così. Per poterla assaporare è necessario servirla alla temperatura più consona al tipo di birra, alcune addirittura vanno bevute a temperatura ambiente. Noi abbiamo trovato un compromesso e la serviamo a circa 8° C, ma il consiglio da dare è, al limite, per le birre ambrate o scure, di lasciarle scaldare nel bicchiere. Sempre per poterla gustare al meglio, la birra non deve essere eccessivamente gasata, come lo sono la quasi totalità delle birre industriali, anche perché “gonfierebbe” troppo.

Che differenza c’è tra la vostra birra e quella industriale?

La differenza più evidente sta nel fatto che la nostra non è pastorizzata. La pastorizzazione (ovvero il processo di eliminazione dei batteri potenzialmente portatori di infezioni della birra) serve per rendere la birra stabile e conservabile a lungo, ma purtroppo “toglie” alcuni sapori, importanti per la piacevolezza del prodotto, rendendola più “piatta”. L’industria pastorizza la birra perché ha l’esigenza di rendere il prodotto conservabile a lungo e trasportabile in giro per il mondo senza tenerlo al fresco.

La birra artigianale è più buona?

Sì, perché non è pastorizzata. La birra artigianale è più buona quando è fatta con l’intento di realizzare una bevanda che sia più caratterizzata, più saporita e diversa rispetto a quello industriale, ma non deve avere difetti evidenti di gusto. La produzione artigianale di per sé non dà vita a un prodotto migliore, così come una mela bacata prodotta biologicamente non è più buona di una mela trattata ma non bacata. Quindi quando vai in un birrificio esigi la qualità e abituati ad assaggiare diversi tipi di birre artigianali anche confrontandoli fra loro. In questo caso, semmai, il raffronto è da effettuarsi con il vino: come è possibile formarsi un gusto scegliendo vini differenti, di annate e provenienza diverse, così è possibile confrontare anche le birre artigianali.

Perché la vostra birra a volte ha un gusto leggermente diverso?

Perché è artigianale e non può essere sempre uguale a se stessa. Inoltre è un prodotto “vivo”, in evoluzione perché non è pastorizzato, ha una “vita” molto breve (di due – tre mesi) quindi il suo gusto può variare anche di settimana in settimana. Se, ad esempio, la si beve appena il serbatoio è stato attaccato alla spina, il suo gusto può risultare differente da quello riscontrato quando il serbatoio sarà quasi terminato. A ogni modo tutte le birre che produciamo vengono messe in vendita solo se sono riconducibili alla tipologia a cui appartengono, per cui una “Marilyn”, per dire, sarà sempre riconoscibile come “Marilyn”, anche se potrà, di volta in volta, essere leggermente più o meno luppolata, o leggermente più o meno maltosa.

La birra artigianale fa bene?

Fa bene al corpo (perché è integra, non trattata e non pastorizzata) e allo spirito! Per il suo contenuto di vitamine fa bene anche, in piccole quantità, alla mamme che allattano i bimbi.

Quante calorie ha la birra?

Pochissime ma è impossibile dare una cifra precisa perché la quantità di calorie può variare da birra a birra. Avendo un basso contenuto calorico non incide nelle diete ipocaloriche.

Come si spina correttamente la birra?

Ogni tipo di birra ha un suo specifico sistema. Le nostre birre si versano nel bicchiere bagnato (in precedenza sciacquato con acqua e sapone neutro), generalmente in due tempi: nel primo si lascia il bicchiere dritto e si lascia formare la schiuma. Quando la schiuma si è quasi del tutto depositata, si finisce la birra versandola sempre dritta e facendo formare un bel cappello di schiuma.

Perché è importante la schiuma?

La schiuma è importante per il gusto perché preserva la birra dall’ossidazione. La birra è un prodotto che si ossida facilmente a contatto con l’aria. Se viene servita senza schiuma (che protegge il liquido dal contatto con l’aria) il gusto si deteriora velocemente. Inoltre non è solo una questione di gusto, la schiuma è importante per la presentazione del prodotto: un bel cappello di schiuma con bolle fini è molto più piacevole da vedersi del classico mezzo dito di bolle grosse che spariscono in un batter d’occhio.

La forma del bicchiere influisce sul sapore della birra?

A ogni birra il proprio bicchiere! E’ interessante assaggiare la stessa birra in un bicchiere alto, dritto e stretto e confrontarla con quella assaggiata in un bicchiere da degustazione: l’aroma percepito sarà decisamente differente e verranno maggiormente evidenziati alcuni odori piuttosto che altri.

Ci sono piatti che si sposano bene con la birra?

Contrariamente a quanto si pensa, la birra si sposa tranquillamente con tutti i piatti. Come per il vino, si tratta di abbinare il piatto alla birra più consona. Ad esempio con la cacciagione e i formaggi è indicata una ambrata doppio malto; per i dolci si può abbinare una birra non troppo luppolata o secca, oppure, per contrasto, abbinarli proprio a una birra secca. In ogni caso sarebbe un grave errore pensare che la birra si abbini solo alla pizza e non agli altri cibi.

Ma quelle cose / caldaie / alambicchi in rame funzionano davvero?

Il nome giusto è caldaie e funzionano davvero. In realtà all’interno sono in acciaio inox, materiale facilmente sanificabile. Il rame viene utilizzato solo come rivestimento esterno perché richiama il vecchio concetto di caldaia interamente in rame che oggi non è più permesso utilizzare. Lì si produce il mosto che viene poi trasformato in birra nella cantina che potete vedere attraverso la vetrata.

Sono quelli gli alambicchi in cui si distilla la birra?

Il nome giusto è caldaie. Non avviene nessuna distillazione. La distillazione avviene nella produzione del whisky, della grappa ecc.

venerdì 19 giugno 2015

CHIAROVEGGENZA

Chiaroveggenza

Definizione di Chiaroveggenza
a seconda dei contesti e momenti storici detta anche:

- lucidità
- telestesia
- metagnomia
- criptestesia
- paragnosia

 

Si tratta di un fenomeno di ESP (Extra-Sensorial Perceptions), spesso assai difficile da isolare per considerarlo in sé e per sé (vedasi sotto punto c), per cui si ipotizza che l’uomo possa acquisire una conoscenza diretta, sempre à indipendente dal canale dei sensi, di individui, eventi e oggetti lontani nello spazio oppure a lui celati da corpi opachi. Devono altresì poter essere escluse:

 

a) la mediazione (inferenza) logica e razionale;
b) la possibilità della coincidenza fortuita;
c) teoricamente molto importante: la possibilità, non sempre facile da stabilire (o da ottenere nelle modalità sperimentali), che possa invece trattarsi di un altro genuino fenomeno
parapsicologico, ossia di telepatia, ovvero una informazione (sempre paranormale) ricevuta da un vivente (*).

Le forme, estremamente varie, sono state osservate nell’ipnosi, nella trance, nel sonnambulismo, nel sogno, nelle minime variazioni dello stato di coscienza della veglia o restringimenti della coscienza, etc.

Uno dei casi tipici, "ideali", che possono meglio illustrare la facoltà chiaroveggente è quello del soggetto sensitivo (molto noto, in tal senso, l’olandese Gerard Croiset) reputato capace di reperire, di localizzare con molta precisione una persona dichiarata scomparsa, talvolta solamente toccando à modalità denominata chiaroveggenza tattile à un oggetto loro appartenuto e in un posto che nessun altro fino a quel momento conosce (ossia che nessuno ha già correttamente localizzato) [tale possibilità, si premette subito, differisce dalla à psicometria, nella quale si utilizza ugualmente e con similarità un oggetto, come si può vedere alla relativa voce];

Premessa teorica necessaria di tale modalità, ossia della chiaroveggenza tattile:
à la persona ricercata deve essere deceduta, altrimenti, almeno in linea teorica, è sempre possibile presupporre un à contatto telepatico tra la persona scomparsa e il sensitivo.
Molto probanti sono però anche reputati quei casi in cui l’individuo comune sente o ha visione di grandi catastrofi lontane; esempi celebri:
– Il mistico Emanuel Swedenborg - riferisce il perplesso Immanuel Kant (in: Sogni di un visionario) al cospetto di un fenomeno che mal si conciliava con la sua filosofia - trovandosi a Göteborg all’improvviso "vide" e descrisse ai presenti con estrema precisione un incendio che avveniva a Stoccolma, a circa 500 Km di distanza;
– Il fedele segretario e discepolo Johann Peter Eckermann riferisce (in: Colloqui con Goethe) che Wolfgang Goethe, una notte, spinse improvvisamente il proprio letto di ferro su rotelle fino alla finestra, contemplò assorto il cielo e quindi chiamò il proprio cameriere dicendogli che, in quel momento, stava certamente avvenendo da qualche parte un terribile terremoto, evento che in realtà stava purtroppo ed effettivamente interessando - in quel momento e in modo devastante - la lontana città italiana di Messina.

Altre caratterizzazioni fenomeniche della chiaroveggenza:
Soggetti sensitivi, come l’inglese Gladys Osborne Leonard, oppure il polacco Stefan Ossowiecki, reputati capaci di:
- leggere in libri chiusi scelti a caso e in plichi suggellati;
- rabdomanzia come possibile forma di chiaroveggenza, con la classica bacchetta in funzione di semplice "appoggio", ovvero, ritenuta priva di efficacia in sé, tramite la concentrazione su di essa (ottenere uno stato "modificato di coscienza") favorisce l’estrinsecarsi della facoltà paranormale;
- la cosiddetta remote viewing (visione remota): il soggetto sensitivo viene invitato dallo sperimentatore a "recarsi" mentalmente in un preciso punto lontano, anche di un altro continente, e di descrivere quel che reputa di "vedere";
- la cosiddetta diagnosi chiaroveggente, che, per alcuni soggetti sensitivi, può avvenire anche a distanza considerevole; in pratica:
- l’eteroscopia, o visione paranormale degli organi interni del corpo altrui, può combinarsi, o meno, con la percezione paranormale di una malattia.
Oltremodo controversa e fortemente dibattuta per le sue ovvie e delicate implicazioni in campo medico, è pertanto l’ipotetica e anomala possibilità di "cogliere" un evento patologico in atto presso terze persone.

Due principali ipotesi generali avanzate per spiegare il fenomeno della chiaroveggenza:
1) il soggetto in qualche modo "capterebbe" flussi di energia sconosciuta, radiazioni, le quali, partendo dall’oggetto o dall’avvenimento vicino o lontano, ne "disegnano" la forma e le particolarità.
2) il soggetto, per sua iniziativa, riesce a emanare e "dirigere" una propria e non meglio chiarita "facoltà" conoscitiva, che si esercità senza la mediazione dei sensi, verso l’oggetto o l’avvenimento.

Per altri studiosi, invece:
3) il soggetto proietta momentaneamente ed effettivamente, fuori del corpo fisico, una propria componente ("doppio", "corpo eterico",...) in grado anche di viaggiare a velocità enormi nello spazio e venire a conoscenza di avvenimenti lontani.
4) per la modalità della chiaroveggenza tattile, il soggetto sensitivo accede a una quarta dimensione spazio-temporale (continuum spazio-tempo): seguiterebbe in tal caso la cosiddetta "linea mondiale" dell’oggetto induttore per arrivare al punto nel passato in cui è stato in contatto con la persona ricercata, per seguire poi la "linea mondiale" di quella persona fino al presente ed, eventualmente, nel futuro.

(*) Molti autori, particolarmente quelli che appartengono alla cosiddetta "scuola quantitativa", preferiscono a tal proposito parlare, con tutte le implicazioni teoriche e pratiche che ne derivano, di GESP (General Extra Sensory Perception), percezione extrasensoriale generale, senza porre distinzioni tra telepatia e chiaroveggenza.
fonte: http://xoomer.virgilio.it/mariafel/

IL TERZO OCCHIO

Terzo occhio


martedì 9 giugno 2015

ITALIA - Costituzine (Art.3)

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari 
dignità sociale e sono 
eguali davanti alla legge, 
senza distinzione di 
sesso, di razza, di lingua,
 di religione, di opinioni 
politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di 
ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la 
libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il 
pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva 
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione 
politica, economica e sociale del Paese.

ITALIA - Costituzione (Art.2)

Art. 2
La Repubblica riconosce e
 garantisce i diritti 
inviolabili dell'uomo, sia 
come singolo sia nelle
 formazioni sociali ove si 
svolge la sua personalità,
 e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di 
solidarietà politica, economica e sociale.

giovedì 4 giugno 2015

LO ZUCCHERO DI CANNA


Le materie prime dalle quali si estrae industrialmente il saccarosio sono prevalentemente la barbabietola da zucchero (Beta vulgaris saccharifera) e la canna da zuchero (Saccharum officinarum); per rendersene conto è sufficiente recarsi in qualsiasi bar che si rispetti ed osservare le bustine contenenti i vari edulcoranti. Oltre al classico zucchero da cucina (bianco), al miele (non sempre presente) e ai dolcificanti artificiali, troveremo con tutta probabilità delle bustine contenenti zucchero di canna.
A differenza di quello di barbabietola, lo zucchero di canna è ritenuto più salutare, poiché IPOTETICAMENTE meno calorico e più ricco di minerali. Per capire se queste credenze abbiano o meno una base di verità, è necessario analizzare brevemente il percorso che lo zucchero di canna compie dalla coltivazione della materia prima fino alle tavole dei commensali.

Coltivazione della Canna e Produzione dello Zucchero

La canna da zucchero è una pianta indiana appartenente alla Famiglia delle Poaceae, Genere Saccharum, Specie officinarum; la nomenclatura binomiale della canna da zucchero è quindi Saccharum officinarum.
Si tratta di un vegetale ampiamente coltivato nelle regioni tropicali e subtropicali (Cuba, Porto Rico, Filippine ecc.). Oltre allo zucchero semolato (o granulare), da questa pianta si possono ricavare anche delle bevande alcoliche o alcol etilico puro; la cachaca è il distillato della canna da zucchero "propriamente detto", mentre il rum si ricava anche dalla distillazione del "melasso".
La canna da zucchero si coltiva essenzialmente per talea, piantando in campo aperto i piccoli germogli nel periodo compreso tra febbraio e agosto (in base alla Specie e al clima locale). Ovviamente, la scelta del momento della messa a terra e del tipo di terreno sono a dir poco fondamentali; sbagliando queste due variabili, infatti, la canna da zucchero può avere una produzione fisiologica di saccarosio anche molto inferiore alla media.
A completa maturazione (circa un anno o un anno e mezzo di vita), la canna da zucchero raggiunge un'altezza che oscilla dai 3 ai 6 metri, con un fusto largo circa 2-5 cm; a quel punto, viene tagliata alla base, privata delle foglie, sminuzzata e spremuta per ricavarne un succo dolce chiamato "sugo leggero".
Mentre la parte legnosa, detta "bagasse", è destinata alla produzione di combustibile, il sugo leggero viene purificato con "latte di calce" e filtrato accuratamente. Rimossa la parte acquosa con un processo di evaporazione, si ottiene un liquido particolarmente concentrato. Questo, dopo essere stato sottoposto a centrifugazione (a freddo), si separa dando origine allo zucchero grezzo (solido, cristallizzato) e al melasso (liquido). In questa forma, lo zucchero grezzo di canna contiene solo il 2% circa di impurità ed è finalmente pronto per il consumo. In alcuni casi viene invece sottoposto ad un ulteriore processo di raffinazione, che lo rende equivalente al classico zucchero da cucina.
ATTENZIONE! Se si seguono i metodi tradizionali, saltando il processo di raffinazione chimica o attuandolo solo in parte, la cristallizzazione del succo dà origine al cosiddetto zucchero integrale di canna. Lo zucchero integrale di canna NON va confuso con lo zucchero GREZZO di canna; quest'ultimo, infatti, avendo subìto il processo di raffinazione, è molto simile a quello ottenuto dalla barbabietola. Il suo colorito giallo-beige non deve ingannare, poiché è conferito dall'addizione di piccole quantità di melassa o caramello.Non potendosi basare sul semplice colore, per giudicare la qualità di uno zucchero di canna occorre osservare qualche particolare in più. Se, per esempio, si presenta sottoforma di cristalli uniformi per dimensioni e colore, si tratta con tutta probabilità di zucchero grezzo; al contrario, se sono presenti cristalli più o meno grandi e con diverse sfumature scure, è più facile che si tratti di zucchero integrale.

Caratteristiche Nutrizionali dello Zucchero di Canna

Rispetto allo zucchero tradizionale (saccarosio da barbabietola da zucchero), quello INTEGRALE di canna contiene una minor percentuale di saccarosio, è più ricco di sali minerali (calcio, fosforo, potassio, zinco, fluoro, magnesio) e vitamine (A, B1, B2, B6 e C). Il potere calorico è leggermente inferiore, tant'è vero che 100 grammi di zucchero di canna integrale apportano 356kcal contro le 392kcal del tradizionale saccarosio bianco da barbabietola.
Lo zucchero comunemente identificabile come zucchero di canna, quello bruno a cristalli regolari (ovvero GREZZO), è invece pressoché identico al tanto odiato zucchero bianco di barbabietola. La maggior parte delle proprietà che gli vengono attribuite sono quindi false, o meglio, appartengono ad altri tipi di zucchero di canna. Quello grezzo ha la stessa composizione chimica e lo stesso impatto metabolico del saccarosio bianco di barbabietola.
Facciamo un'ultima considerazione su eventuali zuccheri granulari alternativi a base di SACCAROSIO presenti in commercio, compreso quello integrale di canna. Se è vero che questi, a parità di massa e volume, contengono MENO zuccheri (ed ipoteticamente più sali minerali, vitamine ecc.), di certo apportano anche meno calorie; ciò potrebbe sembrare un pregio e dovrebbe indirizzare i consumatori a prediligerli rispetto a quello tradizionale. Tuttavia, è anche necessario riflettere sul RUOLO gustativo dello zucchero nell'alimentazione, ovvero quello di EDULCORANTE o DOLCIFICANTE. Per forza di cose, se lo zucchero integrale contiene meno saccarosio, si avvale anche di un potere dolcificante INFERIORE. In tale circostanza, a parità di senso del gusto, un soggetto che predilige lo zucchero integrale è portato ad usarne DI PIU' rispetto a quello normale, al fine di raggiungere il grado di dolcezza auspicato. In definitiva, il risultato non cambia! L'unico modo per assumere meno zucchero con l'alimentazione è quello di AGGIUNGERNE meno negli alimenti; senza questo accorgimento, prediligere quello integrale non ha dunque alcun impatto benefico di spicco sull'organismo, anche perché i nutrienti aggiuntivi che lo caratterizzano sono tutti ben presenti all'interno di una dieta equilibrata.

<p style="display: none;"><cite><a href="http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/zucchero-canna.html">Zucchero di canna</a></cite> da http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/zucchero-canna.html</p>

<p style="display: none;"><cite><a href="http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/zucchero-canna.html">Zucchero di canna</a></cite> da http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/zucchero-canna.html</p>

mercoledì 3 giugno 2015

RINO GAETANO



 Indimenticabile Rino! Così direbbero tutti quelli - e sono tanti - che lo hanno amato e idolatrato nei lontani anni '70 quando la sua stella controcorrente cominciò a brillare sul grigio panorama canzonettistico italiano.
Viene alla luce in pieno 1950 a Crotone, dove rimane per tutta l'infanzia; il giovane Rino nasce povero e viene costretto al trasferimento nella città di Roma, insieme ai genitori, in cerca di lavoro. Aspirante geometra, non molto portato per i banchi di scuola, coltiva i primi interessi per il mondo del teatro. Inizia i suoi primi approcci musicali imparando a suonare la chitarra e componendo le sue prime canzoni. Incontra fin da subito le perplessità del mondo musicale per il suo modo ironico e singolare di proporre i suoi pezzi, poco "in linea" con la tendenza seriosa e di stile ideologico di quel periodo, viene però notato da alcuni discografici romani suscitando la loro curiosità.
Dopo varie esperienze di teatro per ragazzi (in una versione musicale di "Pinocchio" interpretava la Volpe), debutta con un 45 giri nel quale interpreta sotto lo pseudonimo di "Kammamuri's" una canzone intitolata "I love you Marianna".
Niente da fare, Gaetano è troppo fuori dagli schemi per essere capito dal conformistico universo della discografia italiana, in un momento in cui la moda del "demenziale" era ancora ben lungi dal venire alla luce, e questa sua prima prova viene solo guardata con un misto di compatimento e di pena.
Tuttavia la tenacia del cantante non si fa corrodere dai giudizi altrui. Ci riprova due anni dopo (1974), ma stavolta con un intero disco: il mitico "Ingresso libero".
Pubblico e critica al solito lo ignorano, ma intanto il successo di essere presente sul mercato Rino Gaetano lo ha ottenuto. E infatti quella sua prova costituirà di fatto il grimaldello per i suoi più ampi successi venturi.
In cantiere aveva una vera e propria bomba: un motivo di facile presa, dal solito contenuto corrosivo, che non poteva non attecchire: si trattava di "Ma il cielo è sempre più blu", il pezzo che nel 1975 gli fa compiere il gran salto in cima alle classifiche.
Nel 1976 esce il suo secondo LP, questa volta molto atteso, "Mio fratello è figlio unico", partorito dopo lunghi anni di sperimentazioni e di prove. All'interno, un altro hit mai più uscito dall'ideale canzoniere italiano: "Berta filava".
Da questo momento in poi, per un periodo che va dal 1976 al 1978, Rino Gaetano si impone sempre più come il cantautore fuori dalle righe, il "grillo parlante" per antonomasia e pubblica una serie di pezzi che hanno la qualità (insolita per certi versi) di divertire ma di far riflettere su temi tanto delicati quanto difficili da affrontare in musica.
Con i successivi LP "Aida" (1977) e "Nuntereggaepiù" (1978) in un rapido crescendo, riscuote consensi sempre più consistenti, fino ad ottenere un vero e proprio successo con la canzone "Gianna" al Festival di Sanremo del 1978 (terzo posto, dopo "Un emozione da poco" di Anna Oxa, e da "E dirsi ciao" dei Matia Bazar), dove si esibisce davanti alla grande platea mostrando tutta la sua ironia scanzonata degna di un vero artista di varietà. Un'esibizione che è rimasta scolpita nella memoria di molti.
Nel 1979 è la volta del disco "Resta vile maschio dove vai" (il brano omonimo viene scritto da Mogol) che lancia nel periodo estivo l'indimenticabile ballata "Ahi Maria". Il disco segna il passaggio dalla piccola casa discografica It, alla multinazionale RCA e l'inizio di una serie di tournee che lo renderanno popolarissimo in tutta Italia.
Dopo questa orgia di successi per il sensibile Rino la crisi artistica è dietro l'angolo e dopo il non del tutto riuscito "E io ci sto" (1980), cerca altre vie espressive, iniziando a collaborare con artisti come Riccardo Cocciante e i New Perigeo (con i quali incide un ormai introvabile Q-disc).
Purtroppo anche il destino aveva i suoi progetti non più rimandabili. Il Fato, o chi per lui, se lo porta via il 2 Giugno 1981, alla verde età di trentuno anni, a seguito di un terribile incidente automobilistico alle prime luci dell'alba sulla romana via Nomentana.
La sua morte prematura, da più parti subito accostata a quella di un altro grande "outsider", Fred Buscaglione,
Fred Buscaglione
ha tarpato per sempre le ali all'evoluzione di un artista che ha saputo essere imprevedibile e che avrebbe sicuramente regalato altre, forse folli, forse più meditate, sorprese.

martedì 2 giugno 2015

BANANA - Proprietà e Benefici




FESTA DELLA REPUBBLICA - 2 GIUGNO


La Festa della Repubblica italiana viene celebrata ogni anno il 2 giugno, in occasione dell’anniversario del referendum con il quale, tra il 2 e il 3 giugno 1946, gli italiani votarono per scegliere la forma istituzionale dello Stato tra repubblica e monarchia, dopo la fine del regime fascista a lungo appoggiato dalla famiglia regnante. I risultati ufficiali di quel voto, che per la prima volta nella storia italiana avvenne a suffragio universale, furono annunciati il 18 giugno 1946: 12.718.641 di italiani avevano votato a favore della repubblica, 10.718.502 a favore della monarchia e 1.498.136 avevano votato scheda bianca o nulla. In seguito a questi risultati, il 18 giugno 1946, la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica Italiana. Ma la Festa della Repubblica fu fissata più tardi nel giorno del referendum, nel quale la repubblica era stata scelta dalla maggioranza degli italiani.
Nel nord Italia la repubblica vinse in quasi tutti i centri urbani principali, mentre al sud il voto fu quasi ovunque prevalente per la monarchia (a Napoli 900 mila voti per la monarchia contro neppure 250 mila per la repubblica; a Palermo quasi 600 mila contro 380 mila); a Roma i voti per la monarchia furono più di quelli per la repubblica, di poco (circa 30 mila schede).
festa della repubblica
La Festa della Repubblica venne celebrata ufficialmente per la prima volta nel 1948 e si fissò ogni anno il 2 giugno fino al 1977, quando a causa della crisi economica fu stabilito che venisse ricordata ogni anno la prima domenica di giugno (nell’anno precedente, il 1976, la tradizionale parata militare fu annullata a causa del grave terremoto che aveva provocato quasi 1000 morti in Friuli Venezia Giulia il 6 maggio). La data del 2 giugno fu poi ristabilita, insieme alle celebrazioni, dal secondo governo Amato con una legge del novembre 2000.
Il cerimoniale ufficiale della Festa della Repubblica prevede la deposizione di una corona d’alloro in omaggio al Milite Ignoto, all’Altare della Patria che si trova a Roma in piazza Venezia, da parte del Presidente della Repubblica, e la sfilata delle forze militari lungo i Fori Imperiali, a Roma. Oltre all’Esercito Italiano, alla parata partecipano anche la Polizia, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa Italiana e alcuni corpi della polizia municipale di Roma, della protezione civile e della Croce Rossa.

AZZERUOLO

Azzeruolo Rosso d'Italia

BIRRA: Proprietà e Benefici







AGLIO: Proprietà e Benefici