sabato 31 ottobre 2015

COME LEGGERE L'ETICHETTA DELL'ACQUA

Orientarsi nella scelta delle numerose acque minerali presenti in commercio non è certo una passeggiata, non solo per la questione estetica o per la propensione o meno verso le bollicine, ma perché il consumo di un'acqua minerale piuttosto che un'altra può contribuire a mantenere la salute nelle varie fasi del ciclo di vita.
A tal proposito, le etichette poste sui contenitori rappresentano un valido aiuto nella scelta dell'acqua minerale più idonea alle proprie esigenze. L'etichetta identifica infatti, in modo univoco, tutti gli elementi e le caratteristiche di un acqua minerale. 
Non è sempre facile, però, interpretare correttamente le informazioni fornite da questa sorta di "mini banca dati".


Sono infatti 48 i parametri sottoposti ad analisi periodiche e molti di questi vengono riportati sulla confezione. 


Il residuo fisso

Questo dato, riportato sull'etichetta delle acque minerali con il termine "residuo fisso a 180°C" , ci dà una stima del loro contenuto in sali minerali.
Più questo valore è elevato e più sali sono disciolti in un litro. Tale dato si ottiene portando l'acqua ad una temperatura di 180°C; ciò che rimane dopo la completa evaporazione, e cioè la parte solida dell'acqua, rappresenta il residuo fisso.
Questo valore si esprime in mg/L e permette di classificare le acque minerali in quattro categorie:
minimamente mineralizzata (residuo fisso non superiore a 50 mg/ L): è un'acqua leggera al palato, dal sapore delicato. La carenza di sali minerali e in particolar modo di sodio, stimola la diuresi ed è particolarmente indicata per chi soffre di ipertensione e nell'alimentazione dei neonati. E' utile per prevenire la calcolosi renale e rappresenta circa il 9% delle acque minerali italiane in commercio.
oligominerale o leggermente mineralizzata (residuo fisso inferiore a 500 mg/ L): favorisce la diuresi, contiene poco sodio e può quindi essere indicata nei casi di ipertensione. La pubblicità ne esalta le caratteristiche, sottolineando le sue proprietà diuretiche ed il suo basso contenuto in sodio. E' utile per prevenire la calcolosi renale.
mediominerale (anche se per legge non è prevista dizione per questa categoria): (residuo fisso compreso tra 500 e 1000 mg/ L): il discreto contenuto in sali minerali la rende utile nell'alimentazione degli sportivi, specie nel periodo estivo in cui occorre reintegrare i liquidi ed i minerali persi con la sudorazione
ricca di sali minerali: (residuo fisso superiore a 1.000 mg/L): è un'acqua terapeutica, molto ricca di sali. Si acquista in farmacia, ma alcune si trovano anche nei supermercati. Per evitare sintomi da sovradosaggio è bene acquistarla solo sotto consiglio medio. Ha un effetto diuretico inferiore, e può favorire la comparsa di calcoli renali.

TIPO DI ACQUA MINERALE

RESIDUO FISSO

Acque mimimamente mineralizzate
< 50 mg/L
Acque oligominerali
>50 < 500 mg/L
Acque mediominerali
> 500 < 1000 mg/L
Acqua ricche di Sali minerali
> 1000 mg/L

Perchè il contenuto in sali minerali è così importante?

I sali minerali sono micronutrienti essenziali per il nostro organismo ma se presenti in eccesso possono causare problemi più o meno gravi. Essi intervengono nella regolazione di numerosi processi corporei come l'equilibrio idrosalino e lo sviluppo e la crescita di organi e tessuti.
I principali minerali presenti nel nostro corpo sono: sodio, potassio, magnesio e calcio. Ognuno di questi elementi, se assunto in dosi insufficienti o eccessive, può essere nocivo.
Alcune acque sono particolarmente ricche di minerali. In questi casi, nell'etichetta, può essere specificata una particolare dicitura per sottolineare le sue caratteristiche:
contenente bicarbonato HCO3 (il tenore di bicarbonato è superiore a 600 mg/L): è indicata nell'ipersecrezione gastrica (acidità di stomaco) e nelle patologie renali. Il bicarbonato la rende particolarmente utile per chi pratica sport, in quanto questa sostanza è in grado di tamponare l'acido lattico (vedi: Bicarbonato e Sport).
  • acqua solfata (il tenore dei solfati è superiore a 200 mg/L): è lievemente lassativa, quindi indicata in caso d'insufficienze digestive, colite spastica e sindrome del colon irritabile. Sconsigliabili durante la crescita e nel periodo postmenopausale, perché possono interferire con l'assorbimento del calcio aumentandone l'escrezione.
  • acqua clorurata (il tenore di cloruro è superiore a 200 mg/L): ha azione equilibratrice dell'intestino, delle vie biliari e del fegato. Ha inoltre azione lassativa e purgativa tipica delle acque salse o salso solfate.
  • acqua calcica Ca++ (il tenore di calcio è superiore a 150 mg/L): agisce a livello dello stomaco e del fegato. E' indicata nella crescita, in gravidanza, in menopausa e nella prevenzione dell'osteoporosi e dell'ipertensione. Le acque minerali calciche sono indicate anche per chi è intollerante al latte e, nonostante i luoghi comuni, non aumentano l'incidenza di calcoli renali.
  • acqua magnesiaca Mg++ (se il tenore di magnesio è superiore a 50 mg/L): svolge prevalentemente un'azione purgativa, ma trova indicazioni anche nella prevenzione dell'arteriosclerosi, poiché favorisce la dilatazione delle arterie. Può essere utile anche nell'alimentazione degli sportivi per prevenire i crampi.
  • acqua fluorata o "contenente fluoro" (il tenore di fluoro è superiore a 1 mg/L): utile per rinforzare la struttura dei denti e per la prevenzione della carie dentale. È indicata in fase di crescita o per chi è affetto da osteoporosi, ma l'assunzione non dovrebbe avvenire per periodi prolungati (un eccesso di fluoro può risultare nocivo per la salute dei denti e delle ossa).
  • acqua ferruginosa o "contenente ferro" (il tenore di ferro bivalente è superiore a 1 mg/L): indicata nelle anemie da carenza di ferro. Utile anche per vegetariani e per i soggetti con un fabbisogno elevato di ferro: lattanti, adolescenti, sportivi e donne in gravidanza.
Composizione salina delle acque minerali
Acqua minerale bicarbonata - Tenore di bicarbonato:
> 600 mg/L
Acqua minerale calcica - Tenore di calcio:
> 150 mg/L
Acqua minerale clorurata - Tenore di cloro:
> 200 mg/L
Acqua minerale ferruginosa - Tenore di ferro:
> 1 mg/L
Acqua minerale fluorata - Tenore di fluoro:
> 1 mg/L
Acqua minerale magnesica - Tenore di magnesio:
> 50 mg/L
Acqua minerale sodica - Tenore di sodio:
> 200 mg/L
Acqua minerale solfata - Tenore di solfati
> 200 mg/L
Acqua povera di sodio  - Tenore di sodio
< 20 mg/L
  • acqua acidula (il tenore di anidride carbonica libera è superiore a 250 mg/L): facilita la digestione. L'anidride carbonica presente nelle acque gassate aumenta l'acidità dell'acqua. Da sottolineare, però, che le nostre diete sono già sufficientemente ricche di sostanze acide e non è normalmente necessaria alcuna integrazione.
  • acqua sodica (il tenore di sodio è superiore a 200 mg/L): influenza positivamente l'eccitabilità neuro-muscolare ed è pertanto indicata per gli sportivi, soprattutto durante i mesi estivi quando si perdono notevoli quantità di liquidi con la sudorazione (ricordiamo che un calo eccessivo dei valori di sodio nel sangue ha causato la morte di alcuni sportivi). Le acque minerali sodiche sono controindicate per chi soffre di ipertensione.
  • acqua a basso contenuto di sodio (il tenore di sodio è inferiore a 20 mg/L): indicata per le diete povere di sodio e per combattere ipertensione e ritenzione idrica.

CATEGORIA

ACQUA MINERALE

Gravidanza
Acque oligominerali a contenuto di nitrati particolarmente basso o addirittura nullo (non superiore a 10 mg/l per il noto rischio di provocare metaemoglobinemia fetale). Per aumentare l'apporto di sali minerali, considerato l'aumentato fabbisogno della gestante, si consiglia di alternare acque oligominerali ad acque mediominerali, preferendo quelle calciche
Allattamento
I consigli sono simili a quelli dispensati per la gravidanza, con l'accortezza di bere maggiori quantità di acqua per favorire il ripristino della quota di liquidi persa con l'allattamento. Può essere utile l'assunzione di acqua ferrosa alternata ad acqua calcica ed acqua oligominerale (il ferro è l'unico elemento nutritivo carente nel latte materno, comunque compensato dalle scorte che il neonato ha già accumulato al momento della nascita).
Diluizione del latte in polvere per neonati
Acque minimamente mineralizzate, praticamente prive di sali minerali per non alterare la formula nutritiva, attentamente calibrata, dell'alimento. Ancora una volta, si consiglia attenzione nella quantità di nitrati nell'acqua minerale, che dev'essere nulla o estremamente bassa
Dimagrimento
Oligominerale, per depurare l'organismo favorendo l'eliminazione di tossine
Calcolosi renale
Oligominerale o minimamente mineralizzata, per stimolare la diuresi e prevenire la formazione di calcoli o facilitarne l'eliminazione (colpo d'acqua)
Gotta ed iperuricemia
Oligominerale o minimamente mineralizzata a basso contenuto di sodio (2/3 litri al giorno) → emodiluizione dell'acido urico → stimolo sulla diuresi → aumentata escrezione urinaria di acido urico
Sport
Mediominerale, con un buon patrimonio di calcio, ferro, sodio, cloro e bicarbonato. Assumere acque oligominerali per poi andare ad integrare gli stessi oligoelementi con integratori idrosalini è come comprare un vestito senza tasche per poi farsele aggiungere da un sarto: si buttano via soldi!
Ipertensione
Oligominerale a basso contenuto di sodio, associata ad una dieta altrettanto povera di sodio, utile negli stadi iniziali e come prevenzione nei soggetti predisposti
Osteoporosi
Acqua mineralizzata ricca di "calcio biodisponibile" (controllare la presenza di questa dicitura nell'etichetta)
Acidità gastrica
Acqua minerale di tipo bicarbonato calcico
Anemia
Acqua minerale di tipo ferrugginoso
Carie
Acqua minerale fluorata
Ipercolesteloremia
Acque salso-solfate (aumentano l'escrezione degli acidi biliari con le feci)
Stipsi
Acqua solfata

E' importante sottolineare che le virtù terapeutiche delle acque minerali sono molto blande e valide solo per particolari categorie.
Queste proprietà non devono in alcun modo indurre il consumatore a pensare di guarire o prevenire alcune patologie importanti SEMPLICEMENTE bevendo ogni giorno uno o due litri di "acqua magica". Casomai l'acqua può diventare un valido supporto se abbinata ad un'alimentazione corretta e ad abitudini di vita sane.
E' una regola di comportamento saggia, consultare il parere di un medico prima di acquistare un'acqua con caratteristiche particolari.

Il Ph

Questo dato, riportato sull'etichetta delle acque minerali con il termine "pH alla temperatura dell'acqua di sorgente", ci dà una stima della loro acidità.
Il pH è una scala che va da 0 (massima acidità) a 14 (massima basicità); il punto intermedio, 7, definisce la condizione di neutralità ed è dato dall'acqua distillata ad una temperatura di 25°C.
Il pH delle acque minerali naturali è generalmente compreso tra 6,5 e 8,0.
Maggiore è il contenuto in anidride carbonica e solfati e minore sarà il pH (maggiore acidità).


Conducibilità elettrica

Questo dato è riportato sull'etichetta delle acque minerali con il termine "conducibilità elettrica specifica a 20°C".
Tale valore aumenta all'aumentare delle sostanze minerali disciolte. Pertanto, maggiore sarà la conducibilità elettrica e maggiore sarà il contenuto minerale.
E' facile verificare la proporzionalità tra residuo fisso e conducibilità poiché entrambi i dati dipendono dal contenuto minerale.
La maggior parte delle acque minerali commercializzate presenta conducibilità elettrica compresa fra 100 e 700 µS/cm.

Durezza

La durezza di un'acqua minerale si esprime in gradi francesi (°F) e ci dà una stima della presenza di calcio e magnesio. Più questo valore è alto e più l'acqua è considerata calcarea. Essa si forma infatti da sottosuoli calcarei e marnosi.
Non esiste un valore limite per la durezza delle acque minerali.

Nitrati

il contenuto in nitrati è un parametro molto importante da considerare, soprattutto per quanto riguarda l'alimentazione di neonati e bambini.
I nitrati sono sostanze presenti normalmente in concentrazioni minime e non pericolose.
Tuttavia il massiccio impiego di fertilizzanti in agricoltura, può causare la penetrazione nel terreno di questi ed altri composti azotati, con conseguente inquinamento delle falde acquifere.
Se assunti in eccesso i nitrati possono seriamente ostacolare il trasporto di ossigeno nel sangue, con conseguenze pericolose soprattutto per i neonati.
Per questo motivo nelle acque minerali sono previsti due differenti limiti di dosaggio:
  • 45 mg/L nelle ordinarie acque minerali
  • 10 mg/L in quelle destinate all'infanzia.
In ogni caso per i bambini, si raccomanda di non superare il valore di 25 mg di nitrati per litro.
I nitrati hanno inoltre la possibilità di combinarsi con le proteine formando nitrosamine, sostanze ritenute cancerogene per il nostro organismo.




Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/ETICHETTA-ACQUA-MINERALE.htm

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/ETICHETTA-ACQUA-MINERALE.htm

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/ETICHETTA-ACQUA-MINERALE.htm

venerdì 23 ottobre 2015

MARCHESE DE SADE

Il conte Donatien-Alphonse-François de Sade è stato uno scrittore, filosofo,poeta drammaturgo,
saggista,aristocratico,criminale e politico rivoluzionario francese.
Autore di tutta una serie di classici della letteratura erotica, ma anche di drammi teatrali, testi vari e saggi filosofici, molti dei quali scritti mentre si trovava in prigione,la sua opera ed il suo pensiero lo hanno fatto considerare un esponente dell'ala estremista del libertinismo, nonché dell'illuminismo più radicale e materialista.
Il suo nome è all'origine del termine sadismo, atteggiamento che emerge dai suoi romanzi, incentrati sulla descrizione di comportamenti sessuali trasgressivi e perversi, quelli che saranno chiamati sadomasochismo, oltre che su scene di esplicita violenza e sui temi filosofici della ricerca del piacere, consistente nel soddisfare gli istinti naturali (in Sade spesso derivanti dall'esercitare la crudeltà a fini sessuali), dell'ateismo e del rifiuto verso ogni forma di autorità costituita.
Durante la sua vita Sade venne accusato (con l'assenso della sua famiglia) di vari reati, come pratiche di violenza sessuale, sodomia, tentativi di avvelenamento e condotta immorale (legati alle vicende dette "affare di Arcueil" o caso di Rose Keller, e "affare di Marsiglia"), ma venne riconosciuto colpevole solo di "libertinaggio" (cioè condotta sessuale illegale) e produzione di Materiale pornografico. Fu perseguito prima dal regime monarchico, poi, in quanto nobile, dalla Rivoluzione Francese (a cui aveva aderito) e infine anche dal governo napoleonico.
Passò molti anni della sua vita, a causa di una lettre de cachet e di varie disposizioni successive, prima in carcere - tra cui alla Bastiglia per qualche anno - ed infine all'"albergo dei pazzi", dove scrisse molte delle sue opere più celebri. Per molto tempo ritenuto un autore immorale o di scarso valore, e quindi dimenticato, è stato rivalutato e riscoperto solo nel XX secolo a opera del surrealismo, della psicoanalisi e dell'esistenzialismo.

CICISBEO

Cicisbeo, o cavalier servente, era il gentiluomo che nel Settecento accompagnava una nobildonna sposata in occasioni mondane, feste, ricevimenti, teatri e l'assisteva nelle incombenze personali: toletta, corrispondenza, compere, visite, giochi. Passava con lei gran parte della giornata e doveva elogiarla, sedersi accanto a lei nei pranzi e nelle cene, nelle passeggiate o nei giri in carrozza. La signora veniva definita cicisbea del cavaliere.
L’etimologia della parola sembra essere connessa in modo parzialmente onomatopeico al bearsi nella conversazione, al cicaleccio, cinguettio, chiacchiericcio che costituivano la principale delizia dei cicisbei.
L'usanza, che fu praticata in maniera pressoché esclusiva in alcune città italiane, connotò profondamente l’intero secolo, fu di grande spessore, ampia diffusione e notevole influenza sul costume. All’inizio svolse una precisa funzione di socializzazione, anche se sembra fosse nata al solo scopo di proteggere la dama in assenza del marito. Con l’affermarsi della conversazione salottiera e il precisarsi, in questi ambiti, del ruolo femminile, il cicisbeo costituiva un elemento accessorio ma indispensabile per garantire alla donna libertà e sicurezza di movimento ma anche prestigio sociale: era infatti scandaloso per una nobildonna non avere il proprio cicisbeo, e addirittura nei contratti matrimoniali veniva spesso specificato che la moglie di un nobile avesse diritto al proprio cavalier servente, che di fatto la maggior parte delle volte era anche il suo amante.
Infatti il cavalier servente ricopriva un ruolo più che ufficiale: era noto il suo rapporto di "servizio" con la dama, era in buoni rapporti col marito e con la famiglia, era insomma un appoggio che serviva a garantire rispettabilità alla signora oltre che contribuire allo sviluppo della rete di conoscenze e relazioni che la nobiltà utilizzava per affermare e sviluppare il suo potere. L’uso fu infatti ristretto alla sola classe nobiliare e, in rari casi, a quella alto borghese. In quest'ultimo caso era assai frequente che il cavalier servente venisse preso a servizio soltanto la domenica.
Una delle ragioni alla base di questa istituzione era l’uso dei matrimoni combinati, per interesse, tra nobili, il che costituiva una regola fissa. Quindi il fatto che i rapporti tra i coniugi fossero, nella stragrande maggioranza dei casi, e nella migliore delle ipotesi, cordiali e affettuosi ma non certo dominati dalle passioni, era scontato. Infatti è naturale domandarsi se il rapporto tra la dama e il cavalier servente, che era di stretta contiguità, non provocasse la gelosia del coniuge ma ciò avrebbe reso soltanto ridicolo, agli occhi della società, il marito geloso che sarebbe stato giudicato persona scortese e di ristrette vedute.
Eliminato quindi il problema della gelosia il cavaliere poteva svolgere la sua opera con la massima libertà, avere accesso alle stanze della signora, provvedere ai suoi bisogni, accompagnarla dovunque. Ovviamente per la dama era fondamentale che il cicisbeo avesse delle qualità apprezzabili nella vita di società, cioè avvenenza, educazione, spirito, abilità nella conversazione, cultura. Spesso era un uomo più maturo della dama in modo da offrirle l’ulteriore protezione di un carisma affinato dagli anni.
L’insieme degli usi connessi con il rapporto tra il cicisbeo, la dama e la scena sociale circostante sono restituiti in contesti letterari innumerevoli, al punto che diviene difficile farne un’esemplificazione. Soccorrono a questo riguardo le autobiografie, gli epistolari e le opere di autori illustri ma anche di appartenenti al ceto nobiliare meno noti. Se si osserva la scena storica da questa angolazione emergono inaspettatamente personaggi famosi che non si sarebbe mai pensato di trovare nelle vesti di corteggiatori o fatui damerini.
Così nelle memorie dell’Alfieri si fanno numerosi riferimenti al “servizio” prestato per ben due anni alla marchesa Gabriella Falletti. Nell’epistolario dei fratelli Pietro e Alessandro Verri i riferimenti a situazioni analoghe sono frequentissimi. Il loro fratello minore, Giovanni Verri
Giovanni Verri

 fu il cicisbeo di Giulia Beccaria,
Giulia Beccaria
donde la diceria che fosse il padre naturale di Alessandro Manzoni.

 Non sono da meno Cesare Beccaria
Cesare Beccaria
 stesso e altri personaggi di primissimo piano della cultura italiana. Infatti il fenomeno sembra essere stato ristretto all’Italia e sembra aver anche destato le curiosità di illustri viaggiatori.

Anche in questo caso ampie notizie sull’argomento, trovato di volta in volta interessante, ameno o riprovevole, sono state scritte in seguito al rituale “viaggio in Italia” compiuto da celebri personaggi stranieri. Qui si può spaziare dalle memorie di de Brosses a quelle di de Lalande passando per Sharp paladino indiscusso dell’anticicisbeismo. Altro viaggiatore che non manca di fare una puntuale osservazione sulla questione è il marchese De Sade e la unanime attenzione verso questa usanza spiega quale rilevanza potesse avere nella società del tempo. È da notare che gli stranieri in visita in Italia, vi si adattavano con facilità e curiosità, lasciandone frequenti tracce in lettere e memorie.
Un'altra cospicua fonte è il teatro, soprattutto quello goldoniano attento com'era all'elemento di costume che si ritraeva dalle trame narrate. Spesso nelle commedie dell’autore veneziano sono messi in rilievo gli aspetti più comici delle situazioni, ma ciò permette di arricchire con ulteriori elementi la conoscenza del fenomeno che era obiettivo degli strali dei moralisti o di quelli, soprattutto stranieri, che trovavano l’usanza quanto meno sconcertante. Molti di costoro arrivavano a mettere in dubbio le paternità in quanto la frequentazione avrebbe potuto spingersi a intimità che andavano ben oltre il lecito.
Alcuni sostenevano che tra il matrimonio e la prima gravidanza trascorresse un periodo di moratoria in cui la dama era tenuta accuratamente lontana dalle occasioni sociali, in modo da garantire la legittimità della primogenitura. Infatti il primo figlio ereditava nome, titolo e sostanze. Questa opinione non pare fondata, tranne casi eccezionali. Sostanzialmente non sembra che l’istituto fosse sempre sinonimo di adulterio in quanto, nella maggior parte dei casi, esso riguardava, almeno così sembra dedursi dall’esame delle fonti, la sola sfera sociale.
Forse la cosa più difficile per noi, così lontani da quel periodo storico, è l’immedesimazione o la decifrazione del sentire settecentesco. Ciò perché tra la nostra valutazione e quei tempi si è frapposto il romanticismo ottocentesco, dal quale siamo ancora notevolmente influenzati. Infatti non a caso il cicisbeismo è tramontato, quasi di colpo, alla fine del settecento.
L'ottocentesca celebrazione romantica delle passioni che tutto travolgono e il sorgere di una nuova percezione dell’amore coniugale, non più giudicato socialmente sconveniente ma anzi fonte di gioia e decoro, spazzano via la gaia e colorata socievolezza dei protagonisti dell’Ancien régime. Il riscoperto rapporto coniugale non può tollerare la presenza di un antagonista, per di più ufficializzato.
Un ulteriore elemento che contribuisce a far scomparire il cicisbeismo è la Rivoluzione francese e il conseguente affermarsi della morale repubblicana, austera e iconoclasta nei confronti delle usanze della classe nobiliare sconfitta. La tendenza fu poi confermata dal regime napoleonico e nemmeno la Restaurazione riuscì a mutare le cose, in quanto si era ormai costituita una classe borghese che cominciava a occupare posti preminenti nella società.
Il colpo finale giunse però dai moti patriottici del Risorgimento che cambiarono definitivamente il quadro di riferimento, fondando nuovi valori, talvolta intrisi di retorica, celebrativi dell'impegno civile e del sacrificio.

venerdì 18 settembre 2015

CANE: ECCO COSA DEVE E NON DEVE MANGIARE IL NOSTRO ANIMALE

Molto spesso le persone si informano sull’alimentazione del proprio cane e cercano di capire mediante una ricerca sul web quali sono i cibi consigliati e quali sono quelli da evitare. Le informazioni che solitamente si trovano sono frammentarie e poco chiare, per questo motivo ho deciso di scrivere un articolo a riguardo.

Alimenti da Evitare

Cioccolato: l’alimento per eccellenza “tossico” per i cani è il cioccolato a causa della presenza diteobromina nell’alimento. Solitamente il tipo di cioccolato più pericoloso è quello fondente ed anche l’assunzione di piccole quantità può portare a vomito e diarrea. Nei casi gravi si può avere anche alterazioni cardiache, convulsioni e morte.
Aglio e cipolla: questi due alimenti portano a rottura i globuli rossi con conseguente anemia per emolisi. L’assunzione accidentale di queste sostanze è solitamente innocua ma una continua somministrazione di tali materiali può portare ad intossicazione, con tutti i sintomi classici dell’anemia.
Caffeina (caffè e tè): una somministrazione di tale sostanza in maniera eccessiva può portare a morte il nostro animale. I sintomi classici sono irrequietezza, tremori muscolari, frequenza respiratoria aumentato e convulsioni.
Ossa: dal mio punto di vista è meglio evitare qualsiasi tipo di osso, è vero che quelle di pollo, di maiale e di agnello sono le più pericolose perchè tendono a scheggiarsi facilmente. Si possono invece dare da mangiare parti di cartilagine che sono più morbide e digeribili.
Dolci: questi portano spesso a diarrea e vomito a causa delle sostanze con cui sono creati. Inoltre una quantità eccessiva di zuccheri può portare ad obesità e conseguente diabete. In particolar modo bisogna fare attenzione allo xilitolo che può portare ad un aumento della quantità di insulina in circolo.
Alcolici: evitare la somministrazione di birra, liquori o altri cibi che contengono tali sostanze. Queste possono portare a vomito, diarrea, problemi di coordinazione, difficoltà respiratoria, coma e morte.
Frutta: evitare tutti quegli alimenti che contengono semi o noccioli che possono causare un ostruzione intestinale e conseguente morte dell’animale se non viene diagnosticata in tempo. In particolari alimenti come l’avocado è presente la persina, una sostanza tossica per i cani.
Uva e uvetta: non è ancora bene chiaro il meccanismo ma l’assunzione di queste due sostanze nel cane può portare ad insufficienza renale.
Latte: con l’avanzare dell’età il cane tende a perdere quegli enzimi che da piccolo gli consentivano di digerire il latte, per questo motivo è meglio evitare la somministrazione di tale sostanze agli adulti, perchè potrebbero portare a diarrea o altri disturbi digestivi.
Uova, carne e pesce crudi: possono portare a intossicazioni alimentari causata da salmonella o escherichia coli. Inoltre un enzima presente nelle uova va ad interferire con l’assunzione di vitamina B. Questo enzima viene disattivato con la cottura.
Patate: evitare di far mangiare al cane patate crude o qualsiasi parte della pianta.

Alimenti sicuri

Gli alimenti che possono essere dati all’animale senza problemi sono:
Carni magre: è molto importante cuocere bene l’alimento per evitare intossicazioni. Molto indicato il pollo controllando in modo accurato di aver eliminato tutte le ossa.
Frutta: alcuni alimenti possono essere dati al nostro animale, mele, arance, banane ed anguria. Importante rimuovere tutti i semi.
Verdure: alcune verdure possono essere somministrate al nostro cane come ad esempio le carote, i fagiolini, i cetrioli e le zucchine.
Riso e pasta: possono essere dati al cane, importante che siano in bianco senza l’aggiunta di condimento

MOJITO



Mojito: come si prepara


Versare nel bicchiere il succo di lime fresco e lo zucchero di canna grezzo, insieme a due rametti di menta. Pestare con delicatezza i soli gambi dei rametti, mescolare e riempire il bicchiere con ghiaccio a cubetti grossolani. Aggiungere il Rum e la soda, miscelando nuovamente il tutto con un cucchiaino a manico lungo. Miscelare il cocktail e decorare il Mojito con un rametto di menta ed una fetta di limone o di arancia; servire con cannuccia.

Mojito: elenco ingredienti, ricetta tradizionale

  • Rum Bianco 40 ml
  • Succo di lime fresco 40 ml
  • Menta: rametti o germogli 5 g
  • Zucchero di canna grezzo 10 g
  • Soda Water 50 ml

Mojito: materiale occorrente

  • Muddler
  • Bar Spoon
Si consiglia di consumare il Mojito nel bicchiere Highball

giovedì 9 luglio 2015

I 5 ANTIBIOTICI NATURALI CHE FANNO BENE ALLA NOSTRA SALUTE

Sempre disponibili ed efficaci, per prevenire e curare ogni infezione e batterio, erbe e piante sono per la maggior parte sicure e per di più senza effetti collaterali. Preparazioni, decotti ed infusi a base di erbe, possono essere utilizzati come alternativa ai farmaci tradizionali per tutti coloro che vogliono limitare o ridurre l’uso degli antibiotici chimici.

E allora ecco nel dettaglio 5 antibiotici naturali, per affrontare senza timori raffreddori, febbri ma anche brutte bronchiti tipiche di questo freddo periodo dell’anno.

1) Origano: olio essenziale

Una delle erbe aromatiche più utilizzate in cucina grazie al suo particolare profumo, per arricchire il sapore di carne, pesce, verdure, zuppe, stufati ed insalate, l’origano in realtà è particolarmente prezioso anche alla nostra salute, grazie alle sue innumerevoli proprietà terapeutiche. Infatti questa pianta tipica del mediterraneo, in virtù dei suoi principi attivi quali i fenoli, le proteine, i sali minerali e le vitamine di cui è una buona fonte, è un ottimo rimedio se usato quale analgesico, antisettico e antispasmodico. In particolare, lolio essenziale di origano è il più potente antisettico tra tutti gli olii finora conosciuti, ed è attivo contro tutte le forme virali. Alcuni recenti studi hanno dimostrato che è in grado di uccidere quasi la totalità di batteri più comuni come lo stafilococco. Proprio per questo è molto usato nell’aromaterapia per curare problemi all’apparato respiratorio, febbre, bronchite, tosse ma anche asma, mal di denti, vaginiti, reumatismi, intossicazioni alimentari e se non bastasse è anche un ottimo rimedio contro la cellulite. Ovviamente maggiore è la concentrazione, più alta è la sua efficacia quali antibiotico naturale, quindi cercate di scegliere un olio essenziale bio e soprattutto il più possibile puro.

2) Estratto di foglie d’olivo 

Utilizzate già dai tempi remoti quali medicinale, l’estratto delle foglie di olivo è ancora oggi uno dei più potenti antibiotici che la natura ci offre. Non solo antibatterico, antimiotico, anti-invecchiamento, antinfiammatorio, ma il liquido estratto dalle foglie fresche dell’olivo sembra avere anche capacità antiossidanti e dunque aiuta a proteggere il corpo dai radicali liberi. Alcune ricerche sulla foglia d’olivo hanno dimostrato essere questa particolarmente efficace nel trattamento di alcuni tumori al fegato, alla prostata, al colon, della pelle e della mammella. Un estratto dunque miracoloso, usato molto dalla medicina alternativa come rimedio per combattere semplici raffreddori ma anche malattie più gravi quali i tumori, o per ridurre il colesterolo e migliorare la circolazione del sangue e dunque ridurre il rischio di infarto.

3) Aglio

Il re degli antibiotici naturali, antifungini, antivirali, l’aglio dovrebbe essere aggiunto, quotidianamente, alla dieta alimentare soprattutto in questo particolare periodo dell’anno. L’aglio infatti contiene potassio e germanio, due minerali indispensabili per una buona salute, ed in particolare l’allicina che non solo conferisce all’aglio il suo odore forte ma anche la maggior parte delle sue proprietà, che ci aiutano ad aumentare le difese immunitarie e dunque che agiscono come antibiotici naturali. Quindi anche per chi preferisce evitarlo, fate un piccolo sforzo e iniziate ad aggiungere ai vostri piatti, una bella e consistente spolverata di aglio ovviamente fresco, e sempre senza esagerare.

4) Tè verde

Utilizzato nella medicina tradizionale cinese e indiana per molte delle sue proprietà curative, il tè verde continua ad essere venerato oggi da molti medici, ma anche ad essere spesso oggetto di studi volti a scoprire tutti i suoi effettivi benefici per la salute. Una delle proprietà principali del tè verde è quella di essere un importante antiossidante naturale, proprio grazie alle catechine in esso contenute ed in particolare la epigallocatechina gallato (EGCG) molto efficace contro alcuni ceppi di batteri ma soprattutto in grado di aumentare le difese antiossidanti e quindi a migliorare in genere il tessuto cellulare. Vari test effettuati su bevitori regolari di tè verde, hanno dimostrato che questi hanno un rischio minore di sviluppare malattie dell’apparato cardiovascolare ma anche tumore e cancro. Inoltre bere quotidianamente tè verde aiuta a perdere peso. Questo perché grazie alle sue proprietà termogeniche promuove l’ossidazione dei grassi, nonché la stimolazione del metabolismo ma senza incidere sull’apparato cardiovascolare. Dunque bere almeno una tazza di tè verde al giorno fa’ bene alla nostra salute, ma sembrerebbe meglio godersi questa preziosa bevanda naturale, almeno senza l’aggiunta di latte (quello di soia è permesso in quanto non inibisce le proprietà del tè).

5) Zenzero

Lo zenzero, pianta officinale appartenente alla famiglia delle Zinziberacee, è originario dell’Asia orientale. Da Ippocrate a Confucio, fino ai giorni nostri, è stato usato in molte culture del mondo. Recenti studi hanno individuato nello zenzero uno dei dieci alimenti, dotati dei più alti livelli di attività anti-cancro. Esso, infatti, avrebbe una funzione protettiva contro i tumori in particolare quello del colon retto. Inoltre, è in grado di guarire numerosi disturbi comuni. A partire da raffreddori e influenza grazie al suo rizoma carnoso che contiene principi attivi quali zingiberenegingeroli e shogaoli,resine e mucillagini in grado di sciogliere il muco e liberare i bronchi. Per usufruire degli effetti benefici dello zenzero bisognerebbe assumere una quantità compresa tra i 10 e i 30 grammi al giorno. Potete prepararvi uno sciroppo facendolo bollire fresco per 30 minuti in una tazza di acqua aggiungendo zucchero o miele, oppure gettarvi a capofitto nella preparazione di una tisana disinfettante e rinvigorente come quella a base di zenzero, cannella e chiodi di garofano su una base di tè bancha.

mercoledì 1 luglio 2015

I CINQUE RITI TIBETANI

I Cinque Tibetani sono una pratica fisica e di meditazione estremamente attiva. Risvegliano il corpo, la mente, lo spirito e l’Energia Vitale (Prana), stimolano il libero fluire del benessere. Tutti possono avvicinarvisi e con gradualità approcciare i singoli riti ripetendoli quotidianamente fino a riuscire ad eseguirli con fluidità per 21 volte.

L'origine dei 5 riti tibetani

Malgrado la tradizione millenaria legata ai riti buddhisti, agli esercizi dei monaci tibetani e alle pratiche di meditazione, i cinque riti tibetani hanno un’origine piuttosto recente e alquanto dibattuta. Si tratta di una serie di cinque asanas, di esercizi, secondo alcuni tratte dallo yoga, e divulgati per la prima volta ad opera di Peter Kelder nel 1939.
Pare che l’autore fosse venuto a conoscenza dei riti tibetani grazie alle confidenze di un anziano colonnello inglese che aveva scoperto l’elisir di lunga vita in un monastero tibetano dove venivano quotidianamente svolti questi cinque esercizi. Il colonnello stesso era stato introdotto alla pratica e ne aveva tratto considerevoli benefici riappropriandosi di un corpo sano e forte e contrastato l’invecchiamento.
Obiettivo dei cinque riti tibetani è l’armonizzazione dei sette chakra per raggiungere il pieno possesso delle proprie forze fisiche ed energetiche. I sette chakra possono essere raffigurati come vortici che ruotano a forte velocità in modo da favorire il libero fluire dell’Energia vitale dal basso verso l’alto lungo il sistema endocrino. Se uno o più di questi vortici rallenta o si blocca, anche l’Energia ristagna, si creano disarmonie che possono cronicizzare e trasformarsi in patologie.
I riti tibetani servono a sostenere i movimenti circolatori dei chakra e a conservare e migliorare lo stato di benessere. Ogni singolo rito deve essere ripetuto armonicamente per 21 volte in maniera costante e quotidiana.

Primo rito tibetano: la Ruota 

Il primo tibetano ricarica tutti i chakra grazie al movimento rotatorio caratteristico di questo rito che accelera la velocità dei vortici.
La posizione iniziale è in piedi gambe leggermente divaricate piedi a 45 gradi. Le braccia sono allargate parallele al terreno e le dita delle mani sono ben estese. Porre la concentrazione su un punto stante tre dita sotto l’ombelico (hara) e immaginare di volersi radicare a terra. Lentamente iniziare a girare in senso orario spostando i piedi di circa un quarto di cerchio alla volta. Il corpo ruota rimanendo sempre sullo stesso punto e la velocità gradualmente aumenta.
Per le prime volte è bene considerare il senso di vertigine come il limite al quale fermarsi, limite da spostare con la pratica costante fino a riuscire ad effettuare 21 rotazioni. E’ consigliabile fissare un punto per non perdere l’orientamento e al termine dell’esercizio premere con entrambi i pollici sul terzo occhio per attenuare i possibili capogiri. Possiamo accompagnare questo rito con un pensiero di libertà “fluisco liberamente con gli eventi della vita”. Il primo tibetano sollecita la circolazione,tonifica le braccia, stimola il flusso del liquido cerebro-spinale.

Il secondo rito tibetano: l'Angolo 

La posizione di partenza è supini, braccia lungo il corpo, palmo delle mani rivolto a terra e dita unite. Inspirando sollevare la testa e portare il mento allo sterno. Contemporaneamente sollevare le gambe tese a 90 gradi, piedi a martello senza alzare il bacino. Espirando riportare a terra gambe e testa. Chi è particolarmente sciolto può applicare la variante dell’aratro, portando le gambe tese verso il capo. E’ importante non inarcare la schiena a livello lombare quando le gambe vengono sollevate.
Possiamo accompagnare questo rito con un pensiero di potenza “offro carica e forza ad ogni cellula  del mio corpo”.
Il Secondo Tibetano rafforza l’addome, le braccia e le gambe. Ha un effetto sedativo (in senso energetico) sulla tiroide, le ghiandole surrenali, i reni, l’apparato digerente, e l’apparato riproduttivo. Regola il flusso mestruale e linfatico, tonifica la circolazione cardiaca e la respirazione. Agisce sui primi cinque chakra, dalla radice alla gola.

Il terzo rito tibetano: l'Arco 

La posizione iniziale è in ginocchio, piedi puntati a terra con le dita ripiegate a supporto del corpo, mani appoggiate sui glutei. Inspirare ed espirando piegare la testa in avanti portando il mento allo sterno. Inspirando flettere la testa all’indietro, inarcare il busto, avvicinare il più possibile tra loro i gomiti chiudendo le scapole e contrarre i glutei.
Possiamo accompagnare questo rito con un pensiero di disponibilità “apro il mio cuore verso il cielo”. Il Terzo Tibetano scioglie le tensioni del collo e della schiena, tonifica addome e diaframma, favorisce la respirazione, seda la tiroide, le ghiandole surrenali, i reni, l’apparato digerente e genitale. Stimola il secondo, terzo e quinto chakra.

Il quarto rito tibetano: il Ponte 

La posizione di partenza è seduti a terra, gambe distese e leggermente divaricate, piedi a martello. Braccia lungo i fianchi e mani appoggiate a terra parallele al bacino, busto eretto, collo flesso in avanti con il mento allo sterno. Inspirando fare peso sulle mani e sui talloni sollevare il bacino, flettere le gambe, stendere indietro il busto e la testa, tanto da creare un allineamento orizzontale di cosce, busto e capo, senza inarcare la schiena. In questa posizione tendere tutti i muscoli coinvolti. Espirando ritornare nella posizione iniziale seduti a terra.
Possiamo accompagnare questo rito con un pensiero vitale “la forza della vita pulsa dentro di me”. Il Quarto Tibetano stimola la tiroide, l’apparato digerente, l’apparato riproduttivo, la circolazione cardiaca e linfatica e rende più profonda la respirazione. Rafforza addome, cosce, braccia e spalle. Accelera il movimento di tutti i chakra.

Il quinto rito tibetano: la Montagna 

La posizione iniziale è proni, gambe divaricate tanto quanto il bacino, piedi puntati, mani appoggiate a terra leggermente sopra le spalle, gomiti paralleli al corpo. Inspirando estendere le braccia, inarcando così la schiena, i glutei sono contratti per sostenere la fascia lombare, il mento è rivolto verso l’alto. Il bacino si stacca da terra. Espirando, spingere i talloni indietro,sollevare il bacino verso l’alto flettendo il busto e la testa in avanti. I piedi e le mani non si spostano mai dal loro punto di ancoraggio. Inspirando si ritorna nella posizione iniziale senza  più appoggiare il bacino.
Possiamo accompagnare questo rito con un pensiero sinuoso “la flessibilità del corpo plasma la mia mente”. Il Quinto Tibetano tonifica tutte le ghiandole del sistema endocrino e in particolar modo stimola il primo, il sesto e il settimo chakra. Tonifica l’apparato cardiorespiratorio e il sistema immunitario. Rafforza i muscoli delle braccia, i pettorali e allunga le fasce delle gambe e della schiena.




lunedì 22 giugno 2015

BIRRA

ABC della Birra
A cura del mastro birraio Andrea Bravi.

Per voi, amici più curiosi, abbiamo pensato di pubblicare una serie di domande e risposte, che per la nostra esperienza sono quelle che ci vengono rivolte più di frequente.

Cos’è la birra?

La birra è una bevanda alcolica prodotta con malto (principalmente d’orzo), acqua, luppolo e lievito. E’ considerata una delle più antiche bevande alcoliche della storia: tracce della sua presenza si riscontrano all’incirca fin dal 4000 avanti Cristo.

Cos’è il malto?

Il malto è un qualsiasi cereale che ha subito un processo di trasformazione che lo rende adatto alla produzione della birra. I cereali usati nel campo della birra sono: orzo, grano, segale e avena. Vi sono numerosi tipi di malto d’orzo: dal più chiaro (il pilsner) al più scuro (il malto tostato), passando per gradazioni di colore intermedie.

Da cosa è dato il colore della birra?

Il colore della birra è dato esclusivamente dal tipo di malto utilizzato. Le birre chiare sono prodotte con malto chiaro, le birre ambrate con una miscela di malti, alcuni dei quali più scuri, le birre scure con una miscela di malti prevalentemente più scuri. Il colore non influisce in alcun modo sul contenuto alcolico della birra, quindi tutte le birre possono essere sia poco alcoliche che molto alcoliche.

Perché la birra è alcolica?

E’ dovuto alla quantità di zuccheri fermentescibili (ovvero che possono essere fermentati dai lieviti) contenuti nel mosto di birra. Più è elevata la quantità, più la birra è alcolica.

Cos’è il mosto di birra?

E’ il prodotto che si ottiene impastando il malto macinato con acqua, filtrandolo e facendolo bollire con aggiunta di luppolo. Alla fine della bollitura si raffredda e si aggiunge lievito per farlo fermentare e trasformarlo in birra.

Cos’è la birra “doppio malto”?

Sostanzialmente è una birra più alcolica. Si dice doppio malto perché se bisogna ottenere ad esempio 1000 litri di birra doppio malto, devo usare più malto che per fare 1000 litri di birra normale (per avere più zuccheri fermentescibili). In ogni caso non si utilizzerà necessariamente il doppio del malto, ma meno del doppio.

Cos’è il luppolo?

Il luppolo è una pianta rampicante della quale, in questo caso, si utilizzano i fiori femminili. Serve per dare amaro e aroma alla birra. Il luppolo stato introdotto nella produzione della birra fin dal 1200.

Cos’è il lievito?

Il lievito è un microrganismo che ha moltissime applicazioni nel campo alimentare. Nella birra serve per far fermentare gli zuccheri del mosto e trasformarli in alcol etilico, anidride carbonica e una serie di prodotti secondari importantissimi per il gusto finito della birra. Ci sono i lieviti di “bassa fermentazione” (Saccharomyces carlsbergensis) che fermentano a temperature di circa 8° – 14° C e producono birre tipo Pilsner, Bock, Lager ecc. e lieviti di “alta fermentazione” (Saccharomyces cerevisiae) che fermentano a temperature di circa 16° – 24° C e producono birre tipo Ale inglesi, birre belghe, Weizen ecc.

Quanto tempo ci vuole per fare la birra?

Ci vogliono mediamente 4 – 5 settimane. Il primo giorno serve per produrre il mosto, poi occorrono 5 – 10 giorni di fermentazione. Il resto serve per la maturazione.

Quanti litri se ne producono alla volta?

Il nostro impianto produce 1000 litri di mosto. La produzione è tarata in modo che ogni birra venga servita dopo 4 – 5 settimane dal giorno di produzione.

Perché la vostra birra è un po’ torbida? 

La nostra birra può essere un po’ torbida perché non è filtrata, quindi può esserci del lievito ancora in sospensione che non pregiudica assolutamente la qualità del prodotto. Anzi il lievito fa bene perché è ricco di vitamine del gruppo B.

Perché è meno gasata e meno fredda?

Generalmente la birra viene vista come una bevanda dissetante da bere fredda e gasata, assieme alla pizza o quando fa caldo. Non è così. Per poterla assaporare è necessario servirla alla temperatura più consona al tipo di birra, alcune addirittura vanno bevute a temperatura ambiente. Noi abbiamo trovato un compromesso e la serviamo a circa 8° C, ma il consiglio da dare è, al limite, per le birre ambrate o scure, di lasciarle scaldare nel bicchiere. Sempre per poterla gustare al meglio, la birra non deve essere eccessivamente gasata, come lo sono la quasi totalità delle birre industriali, anche perché “gonfierebbe” troppo.

Che differenza c’è tra la vostra birra e quella industriale?

La differenza più evidente sta nel fatto che la nostra non è pastorizzata. La pastorizzazione (ovvero il processo di eliminazione dei batteri potenzialmente portatori di infezioni della birra) serve per rendere la birra stabile e conservabile a lungo, ma purtroppo “toglie” alcuni sapori, importanti per la piacevolezza del prodotto, rendendola più “piatta”. L’industria pastorizza la birra perché ha l’esigenza di rendere il prodotto conservabile a lungo e trasportabile in giro per il mondo senza tenerlo al fresco.

La birra artigianale è più buona?

Sì, perché non è pastorizzata. La birra artigianale è più buona quando è fatta con l’intento di realizzare una bevanda che sia più caratterizzata, più saporita e diversa rispetto a quello industriale, ma non deve avere difetti evidenti di gusto. La produzione artigianale di per sé non dà vita a un prodotto migliore, così come una mela bacata prodotta biologicamente non è più buona di una mela trattata ma non bacata. Quindi quando vai in un birrificio esigi la qualità e abituati ad assaggiare diversi tipi di birre artigianali anche confrontandoli fra loro. In questo caso, semmai, il raffronto è da effettuarsi con il vino: come è possibile formarsi un gusto scegliendo vini differenti, di annate e provenienza diverse, così è possibile confrontare anche le birre artigianali.

Perché la vostra birra a volte ha un gusto leggermente diverso?

Perché è artigianale e non può essere sempre uguale a se stessa. Inoltre è un prodotto “vivo”, in evoluzione perché non è pastorizzato, ha una “vita” molto breve (di due – tre mesi) quindi il suo gusto può variare anche di settimana in settimana. Se, ad esempio, la si beve appena il serbatoio è stato attaccato alla spina, il suo gusto può risultare differente da quello riscontrato quando il serbatoio sarà quasi terminato. A ogni modo tutte le birre che produciamo vengono messe in vendita solo se sono riconducibili alla tipologia a cui appartengono, per cui una “Marilyn”, per dire, sarà sempre riconoscibile come “Marilyn”, anche se potrà, di volta in volta, essere leggermente più o meno luppolata, o leggermente più o meno maltosa.

La birra artigianale fa bene?

Fa bene al corpo (perché è integra, non trattata e non pastorizzata) e allo spirito! Per il suo contenuto di vitamine fa bene anche, in piccole quantità, alla mamme che allattano i bimbi.

Quante calorie ha la birra?

Pochissime ma è impossibile dare una cifra precisa perché la quantità di calorie può variare da birra a birra. Avendo un basso contenuto calorico non incide nelle diete ipocaloriche.

Come si spina correttamente la birra?

Ogni tipo di birra ha un suo specifico sistema. Le nostre birre si versano nel bicchiere bagnato (in precedenza sciacquato con acqua e sapone neutro), generalmente in due tempi: nel primo si lascia il bicchiere dritto e si lascia formare la schiuma. Quando la schiuma si è quasi del tutto depositata, si finisce la birra versandola sempre dritta e facendo formare un bel cappello di schiuma.

Perché è importante la schiuma?

La schiuma è importante per il gusto perché preserva la birra dall’ossidazione. La birra è un prodotto che si ossida facilmente a contatto con l’aria. Se viene servita senza schiuma (che protegge il liquido dal contatto con l’aria) il gusto si deteriora velocemente. Inoltre non è solo una questione di gusto, la schiuma è importante per la presentazione del prodotto: un bel cappello di schiuma con bolle fini è molto più piacevole da vedersi del classico mezzo dito di bolle grosse che spariscono in un batter d’occhio.

La forma del bicchiere influisce sul sapore della birra?

A ogni birra il proprio bicchiere! E’ interessante assaggiare la stessa birra in un bicchiere alto, dritto e stretto e confrontarla con quella assaggiata in un bicchiere da degustazione: l’aroma percepito sarà decisamente differente e verranno maggiormente evidenziati alcuni odori piuttosto che altri.

Ci sono piatti che si sposano bene con la birra?

Contrariamente a quanto si pensa, la birra si sposa tranquillamente con tutti i piatti. Come per il vino, si tratta di abbinare il piatto alla birra più consona. Ad esempio con la cacciagione e i formaggi è indicata una ambrata doppio malto; per i dolci si può abbinare una birra non troppo luppolata o secca, oppure, per contrasto, abbinarli proprio a una birra secca. In ogni caso sarebbe un grave errore pensare che la birra si abbini solo alla pizza e non agli altri cibi.

Ma quelle cose / caldaie / alambicchi in rame funzionano davvero?

Il nome giusto è caldaie e funzionano davvero. In realtà all’interno sono in acciaio inox, materiale facilmente sanificabile. Il rame viene utilizzato solo come rivestimento esterno perché richiama il vecchio concetto di caldaia interamente in rame che oggi non è più permesso utilizzare. Lì si produce il mosto che viene poi trasformato in birra nella cantina che potete vedere attraverso la vetrata.

Sono quelli gli alambicchi in cui si distilla la birra?

Il nome giusto è caldaie. Non avviene nessuna distillazione. La distillazione avviene nella produzione del whisky, della grappa ecc.