Fu il celebre giornalista Gianni Brera (nella foto)
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Brera |
volta, nel 1967, l’espressione “derby d’Italia” per indicare la
partita tra Juventus e Inter: solitamente il termine derby viene usato per le partite tra due squadre della stessa città (Inter e Milan o Juventus e Torino, per esempio). Ma la rivalità che ci fu in quegli anni, quelli della partita finita 9 a 1 (nel 1961) e quella che si è riaccesa negli anni recenti tra Juventus e Inter hanno reso l’espressione sinonimo di questa partita, così intensa e sentita dai tifosi da sembrare quella tipica delle sfide cittadine.
L’espressione, dunque, è nata proprio per la forte rivalità e non c’entrano nulla né gli scudetti o i trofei vinti, né le partecipazioni al campionato di Serie A, anche se per molti anni il “derby d’Italia” è stato associato alla partita tra le uniche due squadre italiane che avevano sempre giocato in Serie A, prima che la Juventus disputasse il campionato di Serie B nella stagione 2006-2007. Va ricordato inoltre che quando venne introdotto il termine nel 1967, le squadre che non erano mai retrocesse erano quattro: oltre a Juventus e Inter, c’erano infatti anche Milan e Bologna.
Fino al 1967 comunque la Juventus e l’Inter erano le due squadre ad aver vinto più scudetti in Italia e questa partita significava anche, a livello sociale, il confronto tra due famiglie importanti, gli Agnelli e i Moratti, tra i principali rappresentanti del capitalismo italiano di quegli anni. Nel 2009 Adriano Galliani,
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Galliani |
Ma di sicuro la rivalità tra Juventus e Milan non è forte come quella che c’è stata e c’è ancora tra Juventus e Inter: intensificata soprattutto negli ultimi quindici anni, dal famoso rigore non dato a Ronaldo nella partita di ritorno del campionato 1997-1998 (con le polemiche sull’arbitro Piero Ceccarini
che ammise in seguito di aver sbagliato) fino alle condanne di Calciopoli e tutte le polemiche e i ricorsi che ne seguirono, soprattutto per l’assegnazione all’Inter di uno dei due scudetti revocati alla Juventus.
Forse però l’episodio più eclatante, che ha determinato e rafforzato questa grande rivalità, fu quello della stagione 1960-1961, nato nella partita giocata il 16 aprile 1961. Quel giorno allo stadio Comunale di Torino
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Comunale |
c’era tantissima gente, molta più di quanta ne potessero contenere le tribune dello stadio. Così, molti tifosi si misero intorno al campo, a pochi metri di distanza dai giocatori.
Al trentunesimo minuto, l’arbitro genovese Gambarotta sospese la partita, proprio per un’invasione di campo da parte di alcuni tifosi. Come da regolamento, la partita venne assegnata a tavolino e vinta dall’Inter per 2 a 0. La Juventus però fece ricorso contro quella decisione e il 3 giugno, il giorno dell’ultima giornata di campionato in cui tutte e due le squadre si trovavano a pari punti (46), la CAF (Commissione di Appello Federale) accolse il ricorso presentato dalla dirigenza juventina, ordinando la ripetizione di Juventus-Inter. Ci furono molte polemiche, anche perché all’epoca Umberto Agnelli,
oltre a essere il presidente della Juventus, era anche presidente della FIGC.
Con quella vittoria a tavolino annullata, il punteggio della classifica cambiava e si creò in classifica una distanza di due punti tra le due squadre, con la Juventus in vantaggio. In quell’ultima giornata di campionato la Juventus pareggiò 1 a 1 con il Bari e l’Inter perse per 2 a 0 contro il Catania (la famosa partita del “clamoroso al Cibali”, lo stadio del Catania) e così la Juventus divenne campione d’Italia. Il 10 giugno 1961 si giocò il recupero della partita del 16 aprile, una volta finito il campionato: per protesta, il presidente dell’Inter Angelo Moratti
ordinò all’allenatore Helenio Herrera di mandare in campo la squadra della primavera, accusando la CAF di avere subito le pressioni di Umberto Agnelli. La partita finì 9 a 1 per la Juventus: l’argentino Omar Sivori
segnò 6 gol, mentre l’unico gol dell’Inter lo segnò Sandro Mazzola,
futura bandiera della squadra, su rigore. L’Inter finì quel campionato al terzo posto, dietro al Milan.
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